I come and stand at every door

(Traduzione italiana)

 

 

Tratta da Kiz Çocuğu, breve lirica del poeta turco Nazim Hikmet (1901-1963), venne incisa dai Byrds nel 1966, su traduzione che ne aveva fatto Pete Seeger nel 1962. Sia questo testo che quello originale dello Hikmet possono trovarsi sul sito Canzoni contro la guerra (06-02/2010), che fra l’altro devo ringraziare, perché ospita da anni la traduzione che segue. A dire il vero non proprio tale, anche se relativamente fedele, ma piuttosto una versione italiana, composta originariamente per essere suonata e cantata, sulle note della versione dei Byrds. Questo l’unico pregio che il traduttore – cui non risultavano versioni italiane in musica – si sente di attribuire alla sua rivisitazione del malinconico e sommesso “dolcetto scherzetto” che la piccola ombra recita alla porta apatica della “pacifica” memoria occidentale.

 

IO VENGO E ASPETTO ALLA TUA PORTA

Io vengo e vado ad ogni porta,
ma tu non senti il lieve passo:
io busso e ancora tu non vedi,
perché non sono, non sono più.

 

Sette anni avevo, era d’agosto,
in Hiroshìma mille anni fa:
sette ne ho ancora, come allora:
se un bimbo muore, non cresce più.

 

La fiamma accesa sui capelli,
un velo nero nei miei occhi,
poi fu la notte e le mie ossa
cenere grigia alta nel vento.

 

Non darmi frutta, non darmi riso;
non voglio dolci, nemmeno pane:
non chiedo nulla per me stesso,
perché non sono, non sono più.

 

Quello che chiedo è per la pace:
che tu combatta, che tu ti batta,
perché ogni bimbo, in questo mondo
rida alla vita e cresca e giochi.

  Hiroshima 1945

 

 

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Angelo “quixote” Fregnani